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Autobiografia

 

Sono nato sì, molto tempo fa. In una piccola casetta modesta scrostata dal tempo e dalla mancanza di mezzi.

                  Sotto una grande montagna coperta di neve vidi per la prima volta la luce di un lumino a olio puzzolente e unto. Fuori doveva fare molto freddo ma io non lo sentivo. Nel camino schioppettava, lanciando scintille, un grosso fascio di scope. Dai primi secondi di vita ebbi il battesimo del fuoco. Com’erano contenti mia madre, mio nonno e mia nonna; mio padre si trovava al fronte; nel vedermi così rosato e benportante. «Guardate che fronte vasta, che occhi trasognati da pensatore», diceva mia madre in tono solenne... . 

                  Io crescevo, crescevo ... a tre anni tiravo già i sassi alle zitelle finte e coperte di fiori finti.: - facevo l’occhiolino alle bambine più ricche per avere un pezzetto di cioccolata. Schiacciavo i pinoli come la gente grande.

                  «Com’è precoce», diceva la gente. E io ridevo dentro di me dandomi arie da filosofo. A 2 anni mi pettinai per la prima volta colla forchetta che mi serviva a infilare i ghiozzi. Ah, già dimenticavo. 

                  Torniamo un passo in dietro. Vissi nella prima infanzia da pescatore. Ero il più bravo di tutti. 

                  Sapete, il ghiozzo è un pesce che vive sott’acqua avendo molto fiato da trattenere. Ebbene io mi sedevo su un masso con i piedi nell’acqua facendo finta di lavarmeli. Il ghiozzo ingannato dall’apparenza passeggiava fiducioso intorno ai miei piedi e io: zac! Lo trapassavo con i denti infallibili della mia forchetta.

                  Un giorno sbagliai colpo e mi infilai il dito grasso del piede sinistro, ma non dissi niente, mi limitai a fasciarmelo con pezzetto di camicia.

                  Una volta andai anche a scuola. Sapete, la strada me la indicò mio padre. Ci andavo di rado ed ero sempre il primo della classe. Mi voleva bene la buona signorina perché la lasciavo in pace. Facevo finta di non vedere il suo cappello tipo vaso di fiori appassiti.

 

Venturino Venturi

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Venturino Venturi nasce il 6 aprile del 1918 a Loro Ciuffenna.

Nel 1923 segue il padre Attilio antifascista in Francia, a Etain Meuse. La famiglia soggiorna  in Francia e successivamente in Lussemburgo. È qui che Venturino trascorrerà tutta l’infanzia e compirà gli studi fino al conseguimento del diploma di maturità tecnica.

 

Nel 1936 Venturino è a Firenze, dove frequenta l’Istituto d’Arte di Porta Romana e poi l’Accademia di Belle Arti. Gli anni della formazione fiorentina sono vissuti intensamente. Gli studi accademici e gli incontri con numerosi amici artisti e letterati animano le giornate del giovane trascorse tra lo studio fiorentino di via Cherubini, la natia Loro Ciuffenna e il tradizionale ritrovo delle Giubbe Rosse in Piazza della Repubblica.

Nel 1940 è richiamato alle armi ed inviato sul fronte albanese, dove rimane gravemente ferito. Viene quindi trasferito in Italia presso l’Ospedale Militare di Firenze, dove inizia una lunga degenza che si concluderà nel 1943.

Partecipa a tutte le principali rassegne nazionali d’arte indette in questi anni, a Bologna, a Milano e a Firenze e frequenta gli amici artisti e letterati. Pochi giorni dopo la liberazione di Firenze, nell’aprile del 1945, Venturino allestisce la sua prima mostra personale nella centrale Galleria La Porta. 

Dal 1947 al 1949 vive a Milano, dove i frequenti incontri con gli artisti più versati nelle ricerche formali (tra i quali Renato Birolli e Lucio Fontana, che lo invita ad aderire al Manifesto Spazialista) intensificano la sua inclinazione per l’astrazione. Sempre a Milano, nel 1948, si aggiudica il Premio Gariboldi per la Scultura. 

Nel 1953 vince, in ex-aequo con lo scultore Emilio Greco, il Concorso Internazionale per il Monumento a Pinocchio, indetto dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi. Giunto a concludere l’impegnativa opera è costretto ad abbandonare il lavoro a causa di una grave depressione, per curare la quale viene ricoverato presso l’Ospedale Psichiatrico di San Salvi a Firenze, dove lavora ad una importante serie di grandi disegni a pastello e tempera su carta, ed esegue il proprio Autoritratto in pietra serena.

Nel 1959 riprende appieno la propria attività. Nel 1960 La Galleria La Strozzina di Firenze gli dedica un’importante mostra antologica per la cura di Mario Bergomi. Nel 1961 Carlo Ludovico Ragghianti presenta i Monotipi di Venturino al Gabinetto Disegni e Stampe dell’Università di Pisa. Nel 1962 partecipa alla III Biennale Internazionale di Scultura di Carrara.

Con il 1970 inizia un ventennio, risiede oramai stabilmente a Loro Ciuffenna,  che lo vede impegnato nell’esecuzione di monumenti pubblici e in una intensa attività espositiva presso gallerie private e pubbliche. 

Nel 1992 Venturino esegue a Castelnuovo dei Sabbioni, nel comune di Cavriglia, il Murale in ricordo dell’eccidio nazista. 

Nel 1993 viene inaugurato il Museo Venturino Venturi nella natìa Loro Ciuffenna.

Nel 1999, nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio a Firenze, viene allestita una importante mostra antologica. 

Il 28 gennaio 2002 l’artista si spegne a Terranuova Bracciolini.